domenica 25 maggio 2008

Mio caro malacoda

Il tuo paziente è diventato umile; glielo hai fatto notare? Tutte le virtù sono per noi meno formidabili una volta che l’uomo è consapevole di possederle, ma ciò è vero in modo particolare dell’umiltà. Sorprendilo nel momento che ha lo spirito veramente depresso, e contrabbanda nella sua mente la riflessione consolante: «Per Giove! ma io sono umile!» e quasi immediatamente l’orgoglio—l’orgoglio della sua stessa umiltà—farà la sua apparizione. Se s’accorge del pericolo e tenta di soffocare codesta nuova forma d’orgoglio, fallo inorgoglire del suo tentativo—e così di seguito, per tutte le fasi che vorrai. Ma non tentare ciò per troppo lungo tempo, perché c’è pericolo di svegliare in lui il senso dell’umorismo e della proporzione. Nel qual caso ti riderà in faccia, e se ne andrà a dormire. Ma vi sono altre materie utili per fissargli l’attenzione sulla virtù dell’Umiltà. Per mezzo di questa virtù il nostro Nemico vuoi stornare l’attenzione dell’uomo dal proprio io per volgerla verso di Sé e verso il prossimo. Tutta l’abiezione e l’odio di sé vengono diretti, in fin dei conti, a questo scopo; e, fin quando non lo raggiungono, ci possono recare poco danno. Possono perfino esserci utili, se tengono l’uomo preoccupato di sé, e, soprattutto, se il disprezzo per la propria persona può venir preso come punto di partenza per il disprezzo della persona degli altri, e di conseguenza per la musoneria, il cinismo, e la crudeltà. Bisogna perciò che tu nasconda al paziente il vero scopo dell’Umiltà. Non deve ritenerla dimenticanza di sé, ma una certa opinione (cioè una bassa opinione) dei suoi talenti e del suo carattere. Mi pare che alcuni talenti li abbia davvero. Piantagli in mente l’idea che l’umiltà consiste nello sforzarsi di credere che quei talenti valgono meno di quanto egli crede che valgano. Senza dubbio è vero che di fatto valgono meno di quanto crede, ma ciò non ha importanza. Ha invece importanza fargli valutare un’opinione per un aspetto diverso della verità, introducendo in tal modo un elemento di disonestà e di pretesa nel cuore di ciò che altrimenti minaccia di diventare una virtù. Con questo metodo migliaia di uomini sono stati indotti a pensare che l’umiltà significa donne carine che si sforzano di credersi brutte e uomini intelligenti che si sforzano di credersi sciocchi….Al fine di prevenire la strategia del Nemico dobbiamo considerare i suoi scopi. Ciò che il Nemico vuole è di portare l’uomo a uno stato mentale nel quale egli possa concepire la miglior cattedrale del mondo, e sapere che si tratta della migliore, e goderne, senza essere più (o meno) o altrimenti contento di averla fatta lui, che se fosse stata fatta da un altro. Il Nemico vuole che, alla fine, sia libero da ogni pregiudizio in suo favore, talmente libera saper godere dei suoi propri talenti con la stessa gratitudine che dei talenti del suo prossimo della levata del sole, o di un elefante, o di una cascata. …ma la Sua lungimirante politica consiste nel fatto, temo, di ridonare loro un nuovo genere di amor proprio—una carità e una gratitudine per tutte le persone, compresa la propria. Quando avranno veramente imparato ad amare il prossimo come se stessi, sarà loro permesso di amare se stessi come il prossimo. Non dobbiamo mai dimenticare ciò che è il tratto repellente e inesplicabile del nostro Nemico: Egli ama veramente quei bipedi spelati che ha creato e sempre restituisce con la destra ciò che ha tolto con la sinistra. Tutto il suo sforzo consisterà dunque nel tener la mente dell’uomo del tutto lontana dall’argomento del suo valore. Preferisce che l’uomo si creda un grande architetto e un grande poeta, e poi se ne dimentichi, anziché egli spenda molto tempo e molta fatica nello sforzarsi di essere un architetto o un poeta da nulla.
I tuoi sforzi di istillare la vanagloria o la falsa modestia nel paziente saranno attaccati da parte del Nemico con il naturale suggerimento che, di solito, non si esige che un uomo abbia un’opinione dei suoi talenti, dal momento che può benissimo continuare a migliorarli al massimo senza decidere in quale precisa nicchia del tempio della Fama si trovi. Devi fare ogni sforzo per allontanare un tale suggerimento dalla consapevolezza del paziente. Il Nemico si sforzerà pure di rendere reale nella mente del paziente una dottrina che tutti gli uomini professano ma che riesce loro difficile conciliare con i sentimenti—la dottrina che essi non hanno creato se stessi, che i loro talenti sono stati dati loro, e che tanto varrebbe essere orgogliosi del colore dei capelli.
(Tratto da "Le Lettere di Berlicche")

domenica 18 maggio 2008

truman show.

Invitato quasi per caso da due amiche ad una cena con altre 5 persone l'autore del Blog ha passato un piacevole paio d'ore e ha visto come si può essere VERAMENTE protagonisti in una realtà che a volte tenta di imprigionarti in schemi fissi e rompere questi schemi significa ritrovarsi nel vuoto, soli. Ma quella è la disperazione delle persone "sole".
Ha scoperto che è bello essere innamorati dalla realtà e che, come direbbe una persona che stimo molto, "non sono un di meno" quei momenti in cui ci si sente deboli e fragili: quei momenti in cui ci scontriamo con la nostra fragilià interiore, con le nostre insicurezze, paragoniamo il nostro fallimento ai nostri insuccessi, senza renderci conto che gli insuccessi sono successi (scusate il gioco di parole) per farti crescere.
Un volto, una persona amica che ti dice "grazie.", un'altra anima che incontri per caso, per puro caso, lungo la strada che chiede di conoscerti - "Perché?" - ti chiedi - "Non lo so" - rispondi - "Mistero" - pensi.
Non voglio dire altro. Chi mi conosce, lo sa.
Questo post è solo per urlare al mondo che si può essere felici. Nonostante tutto. Nonostante i propri errori.
Usciamo da quella "porta"...