lunedì 6 luglio 2009

A mare con Nicholas

Nicholas, 8 anni.
Ieri Me è andato in spiaggia a Fregene con un gruppo di amici e c'era anche un piccolo-grande ragazzino (nipotino di due amici) da cui Me ha imparato una cosa importantissima: farsi bastare quel che si ha.

Me interiormente (ed esteriormente) si lamentava perché la «vita da spiaggia» non è quella che fa per lui: troppa staticità.
Staticità che voleva fargli trovare altri svaghi, tra i quali uno che a Me piace tanto (quello di andare sui catamarani) ma che, per la località balneare, si rivelava altamente costoso.

Nicholas si accontentava e chi, con quasi un paio di decine di anni in più, come Me, non lo faceva (e si ripeteva: "Guarda lui, prendi il suo esempio!")
Nicholas stava sulla spiaggia e ignorava tutto ciò che lo circondava: ciò che gli importava era farsi i suoi castelli di sabbia, creare delle barricate per non far passare la «risacca» del mare e, disilluso da una realtà che riteneva indistruttibile e immutabile, accorgersi che il mare gli aveva invece cambiato le carte in tavola: e con quella ostinata caparbietà (che è tipica dei bambini che conoscono bene il significato delle parole "cadere" e "rialzarsi") ricominciare a costruire nuovamente.

Grazie Nicholas, grazie per aver fatto ricordare a Me quanto sia piacevole poter stare con occhi "innocenti" su una spiaggia in cui gli occhi, e la fantasia, rischiano di essere i colpevoli di tanti sogni chimerici e castelli di sabbia mentre un pò di "sana-furbizia" ti permette di tornare a casa contento di aver trascorso una Bella Giornata.

Se non ci fosse stato Nicholas, probabilmente Me non avrebbe potuto verificare (e «allenare») la propria umanità, nel bel mezzo della strada (anzi... della spiaggia!) .

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