lunedì 23 febbraio 2009

Grande Raccordo Anulare e.... abbandono


Ore 5:30 del mattino di una mattina di qualche settimana fa, di ritorno da un paesino vicino la Capitale dove si trova un piccolo aeroporto, con la radio accesa e aria fresca in viso per tenere svegli i neuroni.
Radio accesa su una emittente locale, così locale che parlava di rapporti affettivi in maniera più o meno superficiale.

Si parlava di abbandono, abbandono d'amore, abbandono di follia...
Si chiedeva cosa fosse per gli ascoltatori l'abbandono: forse quello stato sentimentale che si pone tra il romantico e l'incosciente, tra il reale e l'irrazionale, tra la pazzia e la consapevolezza. Neanche loro sapevano come definirlo con sicurezza.
Stavano per lanciare un pezzo di James Blunt, finché la speaker esordisce con: «L'abbandono è quello stato meraviglioso in cui ci si fida dell'altro, della persona con cui stai, della persona a cui vuoi più bene...»

A volte non vogliamo credere che ci si possa fidare veramente di qualcuno più o meno vicino a noi, si chiedono prove, verifiche e invece forse bisognerebbe abbandonarsi.
Abbandono che un amico di Me non riesce a vivere e, dopo ore e ore di chiaccherate, Me ha l'impressione che lui cerchi ancora quelle prove che forse non arriveranno mai e quell'amico rimarrà con il dubbio perenne.

Lanciarsi, come lanciarsi in autostrada alle 5.30 di mattina in macchina, quando solo i fari dei lavoratori del mattino illuminano il selciato, con la stessa sensazione dentro al cuore del poter vedere la Bellezza con i propri occhi (la bellezza dell'aurora mattutina, la bellezza di un sorriso, la bellezza...) ma senza poterla definire: vedi la bellezza della realtà e ciò ti basta, non ti serve nient'altro. E a quel punto non puoi tenerti più nulla dentro e vai come un pazzo per le strade urlando, silenziosamente, che sei l'uomo più felice di questa terra.

E tu... ti abbandoni?

2 Comments:

Anonimo said...

Ciao. Mi capitava di leggere le righe del tuo post. E' molto bello ciò di cui scrivi: evidentemente sai di cosa parli :)
Un consiglio in merito alla questione del tuo amico, visto anche il fatto che ne hai parlato qui. Capire le ragioni del comportamento di una persona è sicuramente molto difficile, ma dubito che sia comunque impossibile. E da quel che leggo, forse dovresti osare un po' di più con lui, muovendoti sempre con cautela, ma indicandogli con chiarezza un vero motivo per cui abbandonarsi, come tu stesso affermi. In fondo, se il pensiero ti ha portato a richiamare la sua condizione, evidentemente deve ricoprire uno di quei ruoli importanti nella tua vita di cui accenni nel profilo. E se è davvero così credo proprio che il tuo amico dovrà ravvedersi presto :)

Live Bitter said...

Caro Anonimo(a), ti ringrazio del contributo di cui farò tesoro.
Il problema è proprio questo: se da una parte possiamo comunicare solo con l'entusiasmo del nostro modo di fare, dall'altro dobbiamo essere sinceri e ammettere, con semplicità, il motivo per cui vale la pena abbandonarsi, senza fingere.

A volte c'è la stanchezza a giocare un brutto tiro, a volte forse particolari del nostro essere che non sono molto gradevoli agli altri e bisogna solo stare un pò attenti a non farli pesare, a volte il troppo pensare a sé stessi e l'incapacità cronica di non riuscire ad ascoltare.

Anonimo, ci conosciamo?