lunedì 9 febbraio 2009

Quando meno te l'aspetti...


Giri per la città, giri per Roma, per una stazione, aspettando che si facciano le 20, poi acquisti un libro che non pensavi di voler acquistare, non quel libro, non quello...
Sei titubante perché certe cose preferisci lasciarle morire dove sono già morte, preferisci lasciarle morire su quello scaffale della Feltrinelli e anche quando qualcuno molto più tardi ti chiede la trama del libro: cerchi di tergiversare.
Poi alla fine una scintilla, un qualcosa, te lo fa acquistare, pagare e portare in quel sacchetto rosso, rosso porpora.

Esci fuori, cerchi l'uscita: gli altri ti aspettano, sei già in ritardo.
Mentre cerchi, cerchi l'uscita su Piazza dei Cinquecento, noti qualcosa di familiare che si aggira per la stazione, quel contorno lo riconosci, lo riconosci in mezzo a tanta gente e non te ne spieghi ancora il motivo: sarà solo frutto della tua immaginazione e invece è solo una persona che non vedevi da molto tempo.

Pochi passi verso un vagone: il tempo aveva cambiato molte cose ma ti stupisci di qualcosa, ti stupisci del modo in cui la vita cambia di punto in bianco e tu a volte non te ne rendi ancora conto.

Dopo qualche ora ripensi a quel momento ma non sei più in quella stazione, sei seduto in un tavolo con altra gente che sorride e si diverte (nonostante la stanchezza della settimana).
In quel tavolo, quella sera, la parola Taboo non è culatello ma «tristezza»: sì, quella parola è snoozzata, è bandita.
E con un sorriso guardi in sù e ringrazi per il dono di un altro sorriso invisibile e del sorriso di cui forse rischiavi di dimenticarne la forma.

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